Behind the dreams, 6 ways ...
24 agosto - 7 settembre 2016
24 agosto - 7 settembre 2016
Ex Chiesa S Leonardo,
Via Cavour Fano.
Mostra collettiva di arti visive.
Da lun/sab ore 10:00-13:00 // 15:30-19:30
domenica: Su appuntamento tel 388 43 82 110
Da lun/sab ore 10:00-13:00 // 15:30-19:30
domenica: Su appuntamento tel 388 43 82 110
Francesca De Rubeis
Susanna Doccioli
Alessandro Fornaci
Paolo Garau
Giovanni Piccini
Maria Semmer.
"I Am/We are" è una mostra collettiva ed itinerante che fra luglio e agosto del 2016 è stata presentata presso la galleria Bruggarten di Rothenburg ob der Tauber per poi spostarsi in Italia, a Fano, presso l'Ex Chiesa San Leonardo, ad un passo dallo Studio Drago di Giovanni Piccini, che da anni si occupa di promuovere eventi in questo luogo un tempo sacro, ed oggi... anche.
Ho visitato la mostra il 25 agosto, un giorno dopo l'inaugurazione, ed ho portato a casa una quantità di suggestioni che meritano nota.
Ho rivisto con piacere il mio amico Giovanni, ho osservato ogni elemento contenuto nella mostra, dunque fotografie, incisioni, sculture, dipinti, e siccome era lì, ho conosciuto di persona Maria Semmer, che è, nel gruppo di questi sei artisti, la sola "straniera". Lei è tedesca, e per quanto ci si affanni ad erigere muri ed a temere rischi di contaminazioni fra il paese/casa nostra, e il paese/casa loro...chiunque siano essi e chiunque siamo noi, a me pare che ci sia sempre da uscire più relativi, con qualche domanda addosso, e potenzialmente più ricchi di umanità dall'incontro dell'altro, dei suoi costumi, del suo modo di esistere, che traspare anche dalla banalità di un atteggiamento, di un pensiero, dalla fluidità con cui si esprime in lingue diverse dalla propria, dal mondo che ha visitato, da come l'ha elaborato ed, in quanto artista, da come l'ha trasformato in opere d'arte. Tutto ciò merita attenzione, e merita di essere riflettuto, guardato, per questo mi piacerebbe se il lettore inciampato in questo blog, fosse colto da curiosità nei confronti della mostra e degli artisti che hanno coniugato le loro intelligenze e la loro professionalità per renderla possibile.
Il titolo della mostra Io sono/noi siamo, mi ha fatto pensare anche all'importanza di verbi che tendiamo ad usare in modo distratto, e che sono invece la nostra colonna portante. Non "chi sembro", "cosa possiedo", ma "chi sono". Una domanda? un'affermazione? il frutto di una fusione probabilmente, fra ciò che eravamo prima di nascere per tramite dei nostri genitori, e i nostri paesi, passando per ciò che siamo diventati incontrando gli altri, a volte sbattendoci contro. Mi piace pensare che si diventi individui "per sottrazione di materia" come per le sculture o per i sassi a contatto con l'acqua del mare e dei fiumi, dunque il contrario dell'accumulazione così caldamente incoraggiata nell'epoca dei consumi che tutti ci consumerà.
Ho rivisto con piacere il mio amico Giovanni, ho osservato ogni elemento contenuto nella mostra, dunque fotografie, incisioni, sculture, dipinti, e siccome era lì, ho conosciuto di persona Maria Semmer, che è, nel gruppo di questi sei artisti, la sola "straniera". Lei è tedesca, e per quanto ci si affanni ad erigere muri ed a temere rischi di contaminazioni fra il paese/casa nostra, e il paese/casa loro...chiunque siano essi e chiunque siamo noi, a me pare che ci sia sempre da uscire più relativi, con qualche domanda addosso, e potenzialmente più ricchi di umanità dall'incontro dell'altro, dei suoi costumi, del suo modo di esistere, che traspare anche dalla banalità di un atteggiamento, di un pensiero, dalla fluidità con cui si esprime in lingue diverse dalla propria, dal mondo che ha visitato, da come l'ha elaborato ed, in quanto artista, da come l'ha trasformato in opere d'arte. Tutto ciò merita attenzione, e merita di essere riflettuto, guardato, per questo mi piacerebbe se il lettore inciampato in questo blog, fosse colto da curiosità nei confronti della mostra e degli artisti che hanno coniugato le loro intelligenze e la loro professionalità per renderla possibile.
Il titolo della mostra Io sono/noi siamo, mi ha fatto pensare anche all'importanza di verbi che tendiamo ad usare in modo distratto, e che sono invece la nostra colonna portante. Non "chi sembro", "cosa possiedo", ma "chi sono". Una domanda? un'affermazione? il frutto di una fusione probabilmente, fra ciò che eravamo prima di nascere per tramite dei nostri genitori, e i nostri paesi, passando per ciò che siamo diventati incontrando gli altri, a volte sbattendoci contro. Mi piace pensare che si diventi individui "per sottrazione di materia" come per le sculture o per i sassi a contatto con l'acqua del mare e dei fiumi, dunque il contrario dell'accumulazione così caldamente incoraggiata nell'epoca dei consumi che tutti ci consumerà.
Allego qui di seguito qualche riferimento per ognuno dei sei artisti della mostra in questione, tanto per avere un'idea. I Radiohead invece sono qui per riempire il silenzio con un daydreaming, che sembra sposare bene il concetto di "behind the dreams", il sottotitolo della mostra.
Francesca De Rubeis.
L'artista nasce a Ortona a mare, in Abruzzo, nel 1978. Vive e lavora a Roma.
“Il contorno non è un accessorio: è parte dell’opera. Ma fino a dove arriva il contorno, e quindi l’opera? Immagine, cornice, parete, galleria, via, quartiere, città. Stato, pure. E perfino continente. L’opera è quello che si dice e come lo si dice, ma anche quando, e certamente dove.... l’identità e la femminilità non sono di per sé valori, come non lo sono il colore o l’incolore, la ridondanza o la neutralità. Nessun’entità al mondo – che la si veda oppure no – detiene virtù intrinseche: il pregio di ogni cosa dipende da quello che ci si fa, e come; e quando e dove.
In questo sentire, riconoscersi è un capirsi al volo: dirsi molte cose non serve. Né è utile, a ben riflettere, raccontarne troppe al pubblico: egli stesso contorno – si sa – può e deve, di fronte all’opera, decidere se farne parte o rimanere suo ignavo accessorio.”
In questo sentire, riconoscersi è un capirsi al volo: dirsi molte cose non serve. Né è utile, a ben riflettere, raccontarne troppe al pubblico: egli stesso contorno – si sa – può e deve, di fronte all’opera, decidere se farne parte o rimanere suo ignavo accessorio.”
Carlo Gallerati da http://www.museomuspac.com/
http://www.museomuspac.com/
http://www.microgalleria.it/2009/
Francesca De Rubeis, profilo Facebook.
Susanna Doccioli.
L'artista nasce a Roma nel 1983, dove vive e lavora come insegnante, grafica ed illustratrice.
"SOS, il mondo è di tutti" Xilografia* di Susanna Doccioli. L'opera è fra quelle esposte a Fano. |
http://www.susannadoccioli.it/
Susanna Doccioli, profilo Facebook.
Alessandro Fornaci.
L'artista nasce a Roma nel 1974, dove vive e lavora.
Le opere di Alessandro sono presenti in numerose collezioni pubbliche e private, italiane ed estere, ed il suo nome è legato alla Stamperia del Tevere.
Paolo Garau.
L'artista, nato nel 1975, vive e lavora a Roma.
Susanna Doccioli, profilo Facebook.
*La xilografia consiste nell'incidere
immagini su tavolette di legno che fungeranno poi da matrici da cospargere di
inchiostro ed usare "a timbro" per realizzare più esemplari dello
stesso soggetto su carta o su stoffa, col torchio. Susanna frequenta i
laboratori Bethanien a Berlino, e la Stamperia del Tevere (con Alessandro
Fornaci) dal 2010.
Alessandro Fornaci.
L'artista nasce a Roma nel 1974, dove vive e lavora.
Foto di Maria Semmer. Lavori di Alessandro Fornaci, presso la chiesa S Leonardo. |
LABORATORIO
SPERIMENTALE PER LA GRAFICA INCISA
"Il nostro scopo è quello di facilitare il contatto e sensibilizzare alla
conoscenza della grafica incisa quale una delle espressioni culturali di lunga
tradizione nella storia dell’arte del nostro paese, ma che racchiude nella sua
forma e concezione un’originalità espressiva ed una singolare artigianalità che
ha ancora molto da sperimentare e da scoprire."
http://lnx.stamperiadeltevere.it/
http://lnx.stamperiadeltevere.it/
Paolo Garau.
L'artista, nato nel 1975, vive e lavora a Roma.
Foto di Maria Semmer. Sculture esposte a Fano, presso la chiesa S Leonardo. |
"...l’arte di Paolo ...è composta
(fra statue, opere pittoriche e grafiche) da frammenti, segmenti anatomici di
un’umanità non meglio identificata, silenziosa, dormiente. Una morfologia, che può essere definita – forse
impropriamente – classica, perpetua un biancore che richiama gli
antichi marmi e la loro compostezza grave nelle espressioni dei volti;
richiama le gallerie degli antichi uomini illustri, le raccolte archeologiche
da cui lui stesso si dichiara particolarmente affascinato ma anche le
gipsoteche, luoghi in cui la riproduzione delle statue antiche diventa
strumento di mediazione e di studio, ai fini di una migliore comprensione dello
spirito dell’antico".
Da: http://www.altritaliani.net/Giovanni Piccini.
L'artista nasce a Fano nel 1977, dove vive e lavora.
Foto di Susanna Doccioli, scattata in Germania. |
Studio Drago è il laboratorio d' arte che Giovanni gestisce a Fano. Qui tiene corsi di disegno, pittura e scultura, inoltre organizza mostre ed eventi presso la ex Chiesa S. Leonardo.
http://studiodrago.blogspot.it/
Studio Drago, pagina Facebook.
http://studiodrago.blogspot.it/
Studio Drago, pagina Facebook.
Giovanni è allergico alla tecnologia, che gli fa arrossire ulteriormente i capelli, così tende a delegare. La pagina Facebook è più aggiornata del blog, anche se qua e là non mancheranno occasioni per qualche aggiornamento.
La sua arte, vista da me è... rossa, enigmatica come lui, e racconta la costante di un tormento che non mi è dato di conoscere, ma che sento come un'ossessione per lui, che non manca di rivolgere uno sguardo all'alchimia, alle scienze inesatte del medioevo, al nemico storico di Gesu Cristo, a tutto ciò che è lontano da oggi, dal presente ipertecnologico e praticamente inconsistente.
La sua arte, vista da me è... rossa, enigmatica come lui, e racconta la costante di un tormento che non mi è dato di conoscere, ma che sento come un'ossessione per lui, che non manca di rivolgere uno sguardo all'alchimia, alle scienze inesatte del medioevo, al nemico storico di Gesu Cristo, a tutto ciò che è lontano da oggi, dal presente ipertecnologico e praticamente inconsistente.
Maria Semmer
L'artista nasce nel 1979 a Rothenburg ob der Tauber e vaga un po' ovunque, se ho ben capito.
Foto di Maria Semmer. |
"A young woman is dreamily looking into the future. Or is she looking into the past? Maria Semmer’s photographs are connected by one common topic: The characters in the photographs all look - lost in thought - into a world that is unknown to the observer. With a hidden smile, they sit in deteriorated ruins or self-absorbedly stand in the middle of idyllic and untouched nature. The artist’s central motif is transcendence: the mystic moment between consciousness and sleeping, the submersion into an invisible world between observer and character. Each of her characters finds themselves on a dreamful journey." Da: www.mariasemmer.com
A grandi linee, il testo introduttivo del suo sito - qui riportato- parla di una giovane
ragazza che guarda al futuro o al passato, non è chiaro. I personaggi ritratti da Maria Semmer sembrano immersi nei loro pensieri, in un
mondo del tutto precluso all'osservatore. Malinconici, siedono fra rovine di edifici o nel
mezzo della natura incontaminata, diventando essi stessi natura. All'artista interessa il momento che sta fra la veglia ed il sonno, fra razionalità ed
incoscienza, quello in cui ci si cala in un mondo altro.
Aggiungo che
spesso si tratta di autoritratti e di foto scattate alla fine di un
attento processo di composizione, in cui ogni elemento è incastonato all'altro
con attenzione, il tutto senza fare uso di filtri o di scorciatoie
tecnologiche.
Nella foto che segue: "The farewell" per esempio, Maria
immortala il suo saluto ad un gatto che non avrebbe più visto, e per farlo sfrutta
la simbologia secolare legata all'animale che più di altri si avvicina all'irrazionale, all'inquietudine, inoltre colora il muro con della
fuliggine e vi incolla pezzi di carbone, così da creare un effetto malinconico
che ben racconta lo stato d'animo. Infine, la sinuosità del gatto in movimento
si intreccia alla lunghezza dei capelli di lei, quindi sembra che,
letteralmente, l'animale stia lasciando il suo corpo, facendosi spazio fra i capelli, che sono quanto di più prossimo al cervello ci capiti di avere, e ciò mi suggerisce un distacco emotivo oltre che fisico.
The farewell (l'addio) 2008. |
http://www.museomuspac.com/collezione/
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In ogni caso, ricorda che la mostra sarà aperta fino al sette settembre, cioè per altri sei giorni a partire da oggi!!
Preciso ancora una volta che il fine di blog come il mio, è di portare a conoscenza di eventi, personaggi e situazioni chiunque capiti da queste parti, raccontando sinceramente, e si spera, in modo non troppo banale, qualcosa che a parere di chi scrive, merita di essere diffuso.
Preciso ancora una volta che il fine di blog come il mio, è di portare a conoscenza di eventi, personaggi e situazioni chiunque capiti da queste parti, raccontando sinceramente, e si spera, in modo non troppo banale, qualcosa che a parere di chi scrive, merita di essere diffuso.
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